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ComunicazioniPubblicato il 10 dicembre 2017

Quando l'Everest approdò a Wabern

In 8 anni scarsi, con l'aiuto di numerose persone e grazie alla collaborazione tra più nazioni, è nato un capolavoro cartografico. Nel 1988 fu pubblicata sulla nota rivista National Geographic la carta del Monte Everest in scala 1:50’000, in tempo per il centenario della National Geographic Society e i 150 anni dell’Ufficio federale di topografia. Intanto qui a Wabern si lavorava alacremente al completamento dell'unica carta che raffigura il tetto del mondo nella qualità delle carte nazionali.

Everest zona campo base

La carta dell'Everest nel formato delle carte nazionali

Per la prima volta nella storia si sorvolava la montagna più alta del mondo per effettuare una misurazione. L'incarico all'origine dell'ardito progetto veniva dall'America, il velivolo proveniva dalla Svezia e la fotocamera era svizzera. La cartografia del Monte Everest era un progetto di ricerca congiunto, al quale partecipavano persone provenienti da 9 paesi, tutte con una missione comune: creare la prima carta dell'Everest nel formato delle carte nazionali. Il Museum of Science di Boston e la National Geographic Society finanziarono l'ambizioso progetto, affidando alla Swissair Photo + Vermessung AG la pianificazione tecnica e la realizzazione. Il progetto era stato lanciato da Bradford Washburn, ex direttore del Museum of Science di Boston e appassionato alpinista. Washburn, che aveva già realizzato progetti analoghi per le carte del Mount Kinley e del Grand Canyon, aveva avuto modo di apprezzare la collaborazione con i cartografi specializzati della Swissair Photo + Vermessung AG e dell'Ufficio federale di topografia. Il suo obiettivo era chiaro: la nuova carta del Monte Everest doveva avere l'aspetto di una carta nazionale svizzera in scala 1:50’000. Nel 1981 e 1984, dopo anni di fatiche, Washburn ottenne dai governi cinese e nepalese il permesso di effettuare le riprese aeree fotogrammetriche della regione dell'Everest. La mancanza dei permessi ufficiali era uno dei motivi per cui fino a quel momento non esistevano carte precise dell'Everest. Un'altra ragione consisteva nelle difficoltà tecniche, date dall'altitudine che era necessario raggiungere e dalle condizioni atmosferiche.

Fotografie da "Columbia"

Il 2 dicembre 1983, la navicella spaziale statunitense «Columbia» sorvolò quindi l'Himalaya e scattò una serie di fotografie stereoscopiche. Per le riprese aeree fu noleggiato un Learjet 35 della svedese Swedair, in cui fu incorporata una fotocamera svizzera Wild RC-10. Per la realizzazione di una carta precisa occorrevano un cielo senza nuvole e una montagna senza ammassi di neve, cosa che sull'Himalaya accade solo a dicembre. Il 20 dicembre 1984, l'aereo decollò dall'aeroporto di Katmandu. Malgrado le difficili condizioni atmosferiche, una velocità di circa 800 km/h e un'altitudine che raggiungeva i 13’100 metri, la spedizione fu un successo e ne scaturirono immagini nitidissime. Subito dopo l'atterraggio, le pellicole furono sviluppate in una camera oscura improvvisata e si controllarono le traiettorie di volo. Il bilancio fu: 160 immagini con un grado di dettaglio incredibile, quali i campi di neve in ombra.

Un capolavoro

La Swissair Photo + Vermessungen AG raggruppò le immagini aeree con i punti di controllo misurati dalla navicella spaziale; così dal 1985 al 1988 vennero prodotti 10 fogli di valutazione in scala 1:10’000. La carta del Monte Everest fu portata a termine presso l'Ufficio federale di topografia, dove con tanto impegno e dedizione vennero eseguiti i lavori redazionali e cartografici. A Wabern dal 1986 al 1988 furono inserite nelle carte, mediante un intenso lavoro di incisione a mano, vanto della nostra topografia nazionale, le rocce e i ghiacciai. Infine con la pistola a spruzzo venne dato alla carta un effetto tridimensionale. Gli innumerevoli dettagli aggiunti alla carta richiedevano una precisione e una calma straordinarie. Le reazioni alla carta mostrarono infine che ne era valsa la pena. The Geographic Journal definì la carta un «capolavoro che mostra la bellezza della natura e fornisce informazioni scientifiche nel modo più realistico possibile». Anche l'alpinista svizzero Dölf Reist, dopo aver usato la carta, si mostrò entusiasta, ne lodò il contenuto di informazioni e le diede il nome di «incanto per gli occhi». L'opera fu celebrata alla XVI conferenza di cartografia del 1993 a Colonia, dove vinse il primo premio, ricevendo notevoli apprezzamenti tra l'altro per l'ampio contenuto e l'eccellente design. Tutto ciò fu possibile solo grazie alla collaborazione di tutti i paesi e le persone coinvolte, alla passione dedicata a questo progetto e all’aver creduto nella realizzazione di questa visione. Fu così che la cima pi~u alta del mondo si è ritrovata, un bel giorno, su una carta a Wabern.

Informazioni complementari

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Ufficio federale di topografia swisstopo

Infodesk Storia
Seftigenstrasse 264
3084 Wabern